Yin Yang, cielo anteriore e cielo posteriore

Nelle pagine seguenti, tratte dal primo paragrafo del cap. 6 “Cosmologia e Cosmogonia” vengono illustrati i concetti di ‘cielo anteriore’ (Xian Tian) e ‘cielo posteriore’ (Hou Tian ) con particolare riferimento al pensiero medico, ai concetti di Yin Yang e all’embriologia.

Il Dao ha dato origine all’uno, l’uno al due, il due al tre, il tre a tutte le cose [1]. Tutto ciò che esiste ha alle spalle lo Yin [buio] e dinanzi a sé lo Yang [luce]. Il vuoto del Qi è ciò per cui si armonizzano [2].

Questa famosissima frase del Daodejing (Laozi) esprime in maniera sintetica alcuni princìpi cosmogonici fondamentali ed è forse tra le più commentate dell’esegetica cinese. Nello Huainanzisi dice:

Del Dao è detto pertanto: il suo inizio è nell’uno; l’uno non può generare, perciò si divise trasformandosi in Yin eYang. Dall’unione armonica dello Yin e dello Yang hanno avuto origine tutte le cose. Per questo è detto: l’uno dà origine al due, il due al tre e il tre a tutte le cose [3].

Da questi due brani emerge un duplice aspetto del Dao: nella frase del Daodejing il Dao produce l’uno (quindi preesiste all’unità), nel commento delloHuainanzi invece il Dao inizia nell’uno. Nel primo brano il Dao è concepito come principio non manifesto, non definibile nemmeno in termini di unità. Nel secondo il Dao s’identifica con il principio unico della manifestazione (uno), il quale comprende in sé i due poli opposti dello Yin e dello Yang (dall’uno nasce il due) ed è espressione, legge e modalità della reciproca attivazione (dal due nasce il tre) di questi due princìpi da cui ‘tutte le cose’ derivano.

In maniera analoga alle concezioni cosmogoniche di altre culture, il venire in essere del mondo passa attraverso la separazione di princìpi opposti e complementari che erano dapprima indistinti. Secondo la Genesi, nel primo giorno della creazione Dio distinse la luce dalle tenebre. L’etimologia dei caratteri di Yin Yang rimanda al concetto di ombra e luce [4]; essi starebbero a significare il versante ombreggiato e il versante assolato di una collina. CosìYin Yang diventano delle categorie generali che ordinano tutte le coppie di opposti raggruppandole per analogia: ad esempio la luce, il caldo, l’asciutto e il vento sono gli aspetti Yang di quella stessa realtà di cui ombra, freddo, bagnato e pioggia rappresentano l’aspetto Yin. Questa scissione non va pertanto intesa come dicotomia: la luce contro l’oscurità, la vita contro la morte, il bene contro il male, come suggerirebbe il manicheismo diffuso soprattutto nelle culture relativamente più vicine al bacino del Mediterraneo; Yin e Yang sono manifestazioni della stessa realtà, si fondano reciprocamente, l’una non può sussistere senza l’altra. La concezione dinamica della realtà vuole che ciò che era Yin diventi Yang e viceversa, così come il lato della collina che era in ombra all’alba è esposto alla luce al tramonto, come il giorno si trasforma nella notte e la notte nel giorno. Se il Dao rappresenta l’origine comune dei princìpi opposti, il Qi – espressione della loro reciproca trasformazione e alternanza – incarna la loro comune manifestazione, la sostanza dell’eterno solve e coagula e il suo motore.

Il Qi consiste nel flusso perpetuo di trasformazione che si attiva grazie alla propria natura polare (Yin Yang); il Dao ne rappresenta la legge e il modello e comprende in sé due aspetti: il manifesto o ‘essere’ (You ¦³) che per comodità definiamo Dao natura naturans e il ‘non-manifesto’ o ‘non-essere’ (Wu µL) che convenzionalmente chiamiamo Daomatrix:

Per quanto concerne il senza forma, esso è il grande progenitore di tutte le cose; l’assenza di suono è il grande antenato di tutti i suoni, la luce ne è figlia, l’acqua nipote. Tutto nasce da ciò che non ha forma [5].

Da un punto di vista cosmogonico possiamo concepire il passaggio dal non-manifesto al manifesto come successione lineare; da un punto di vista cosmologico i due princìpi coesistono: come la scissione primordiale in Yin e Yang non ne altera la sostanziale unità di fondo (esistenza interdipendente), così l’espressione manifesta dell’esistente non cancella la presenza della matrix. Nel capitolo 40 del Laozi viene chiaramente descritto un processo lineare:

Le diecimila cose sono nate dall’essere, l’essere deriva dal non essere.

Ma nel secondo capitolo dello stesso testo si dice che l’essere e il non-essere si generano a vicenda.

Dobbiamo considerare che il pensiero cinese – in particolare quello cosmologico di derivazione taoista – non si fonda sul principio di non contraddizione della logica classica [6], ma sembra piuttosto prefigurare alcuni tratti della dialettica hegeliana – nonché il contraria sunt complementa di Bohr – poiché la sintesi non è concepita come superamento di tesi e antitesi ma come loro origine e natura intrinseca; l’unità dà origine e sub-stanzia l’interazione dinamica tra gli opposti; la potenzialità (non manifesto) e l’attualità (manifesto) sono due facce dello stesso fenomeno ed entrambe partecipano tanto dell’aspetto finito quanto della natura infinita dell’essere.

Se il Dao natura naturans consiste nell’incalzarsi, alternarsi, trasformarsi a vicenda, aggregarsi e disperdersi di Yin e Yang, il Daomatrix è il fondamento di questa interazione dinamica e di ogni forma cangiante che essa assume. In termini moderni si potrebbe forse parlare di aspetto modulante o informativo e di aspetto reale o conformativo dell’esistente; nella cosmologia taoista si usano i concetti di “cielo anteriore” e “cielo posteriore”. Per semplificare potremmo dire che in linea generale, nell’applicazione cosmologica il cielo anteriore corrisponde alla matrice perpetua, il cielo posteriore a forma e funzione transeunti . In altri termini il ‘cielo anteriore’ imprime e il ‘cielo posteriore’ esprime [7].

Essendo ogni cosa generata insieme al proprio contrario la natura ultima degli opposti complementari è il vuoto. Per esempio è come se lo zero venisse espresso come (-1+1); questo vuoto (Xu µê) non è un ‘nulla’ ma uno stato di perfetta latenza, di libertà assoluta nell’indistinto svincolato da qualsiasi limite formale; è la dimensione del ‘cielo anteriore’.

Il fatto che la natura ultima (anteriore) del Qi sia il vuoto, appare già chiaramente in documenti del IV sec. a.C. La caratteristica dinamica di alternanza e trasformazione reciproca dei contrari impedisce che essi possano sommarsi tornando alla loro condizione non manifesta. Inoltre ogni fenomeno attuale ha già in sé potenzialmente il suo opposto e, giunto al culmine della sua espressione, manifesta l’aspetto contrario. Nell’Yijing si dice: “arrivato all’estremo necessariamente si capovolge”; come il sole, che asceso sino allo zenit non può che declinare.

Nel Neijing Suwen l’utilizzo dei termini di ‘cielo anteriore’ e ‘cielo posteriore’ non concerne l’ambito cosmogonico ma si limita a due accezioni principali; la prima è legata agli influssi climatici delle quattro stagioni: nell’applicazione meteorologica del Neijing ‘anteriore’ è assimilabile a ‘Yang’(caldo) e ‘posteriore’ a ‘Yin’ (freddo).

Si dice anche che l’eccesso di Yang corrisponda al cielo anteriore e l’eccesso di Yin al cielo posteriore. Il susseguirsi tra le stagioni Yang (primavera ed estate) e quelle Yin (autunno e inverno) viene anche descritto come successione tra cielo ‘anteriore’ e ‘posteriore’. Le stagioni del cielo anteriore corrispondono all’eccesso mentre le stagioni del cielo posteriore all’insufficienza del Qi inteso come calore-energia. Abbiamo qui un’associazione Yang = eccesso Yin = insufficienza (di calore-energia) che ritroveremo in ambito fisiopatologico.

Una seconda accezione, che è oggi la più comunemente usata in ambito MTC, lega il ‘cielo anteriore’ ai fattori innati della costituzione dell’individuo e il ‘cielo posteriore’ al nutrimento acquisito dall’ambiente. In caso di problemi congeniti, ad esempio, si dice che “il [Qi del] cielo anteriore è insufficiente”[8].

Operando un confronto con la fisiologia occidentale, consideriamo che il Qi del cielo anteriore presiede al patrimonio d’informazione genetica (genotipo) e alla vita prenatale; il Qi del cielo posteriore è connesso tanto a ciò che si manifesta sulla base dell’informazione genetica (fenotipo), quanto a ciò che quotidianamente interviene nella sua evoluzione e trasformazione (elementi acquisiti dall’ambiente); nell’applicazione fisiopatologica il cielo anteriore è assimilabile al genotipo, il cielo posteriore al fenotipo.

Abbiamo visto che non esiste uno Yang senza Yin o uno Yin senza Yang poiché essi nascono contemporaneamente dalla scissione di un’unità in due poli opposti. La definizione per opposizione reciproca può continuare in maniera progressiva in ognuno degli aspetti precedentemente distinti. Facciamo un esempio: se consideriamo le ore dal tramonto all’alba Yin (notte)e quelle dall’alba al tramonto Yang (dì) possiamo ulteriormente distinguere all’interno delle ore Yang di luce un aspetto Yang nelle ore dall’alba al mezzogiorno ed un aspetto Yin nelle ore da mezzogiorno alla sera, quando la luce declina; all’interno delle dodici ore Yin possiamo distinguere un aspetto Yin nelle ore dal tramonto alla mezzanotte e un aspetto Yang nelle ore che precedono l’alba:

Perciò si dice: nello Yin c’è uno Yin e nello Yang c’è uno Yang. Dall’alba al mezzogiorno, nello Yang (dì), è loYang nello Yang. Dal mezzogiorno al tramonto, nello Yang, è lo Yin nello Yang. Dal crepuscolo al canto del gallo [mezzanotte], nel cielo Yin (notte), è lo Yin nello Yin. Dal canto del gallo all’alba, nel cielo Yin, è lo Yangnello Yin [9].

Secondo lo stesso principio, possiamo distinguere all’interno tanto del genotipo (‘cielo anteriore’) quanto del fenotipo (‘cielo posteriore’) un aspetto ‘cielo anteriore’ e un aspetto ‘cielo posteriore’ di ciascuno: il fenotipo dipende infatti dall’interazione fra tratti costituzionali (‘cielo anteriore’) e fattori ambientali (‘cielo posteriore’). Per quanto concerne il genotipo, sappiamo che la formazione e la combinazione dei due gameti dipende da un vastissimo numero di variabili; alcune studiate dalla genetica (combinazione del corredo aploide di ogni gamete, quale tra i milioni di spermatozoi penetra nell’ovulo ecc.) altre che esulano dall’analisi scientifica: ad esempio perché si sono incontrati proprio quei due individui in quel momento e in quella determinata condizione psico-fisica. Nel loro insieme queste variabili sono tuttora definite ‘casuali’. Nella concezione cinese si parla di processi ‘spontanei’ [10] ma non ‘casuali’: anche se un determinato fenomeno rappresenta solo una delle innumerevoli possibilità di esistenza, esso non avrebbe potuto essere diverso [11]. Gli eventi si inscrivono in percorsi preferenziali che dipendono da un ‘campo informativo’ o ‘configurazionale’ preesistente. Nel contesto embriologico, il prodursi di una determinata configurazione piuttosto che di un altra dipende dall’interazione tra il ‘campo informativo’ cosmico (ad esempio aspetti astrali e climatici) e la condizione psico-fisica della coppia al momento del concepimento [12]. Nel caso specifico, il ‘campo informativo’ che governa l’incontro tra i due gameti (e tra i due individui) rappresenta l’aspetto ‘anteriore’ del genotipo, mentre l’assetto genico dello zigote, che dipende dalla combinazione delle ‘essenze’ [13] dei genitori, rappresenta il suo aspetto ‘posteriore’. In altri termini potremmo dire che l’informazione che determina il campo morfogenetico è l’aspetto ‘anteriore’ del cielo ‘anteriore’ mentre l’impostazione e lo sviluppo dei tratti psicosomatici nella vita prenatale rappresenta l’aspetto ‘posteriore’ del cielo ‘anteriore’; le caratteristiche morfologiche dell’individuo al momento della nascita rappresentano l’aspetto ‘anteriore’ del cielo ‘posteriore’, mentre le modificazioni susseguenti (indotte ad esempio dall’alimentazione, dal clima, dalle abitudini, dalle esperienze) rappresentano l’aspetto ‘posteriore’ del cielo ‘posteriore’.

Questo modo di ragionare per scissioni successive, permette di definire il fenomeno in maniera sempre più dettagliata, senza perdere di vista l’aspetto globale e la relazione tra ogni parte e l’insieme. In sostanza è un ‘albero binario’, una struttura familiare agli informatici; è anche la stessa struttura del cosiddetto ‘albero sistemico’, il modello base su cui si strutturano le forme viventi. Si tratta di uno schema applicabile a diversi ambiti, da quello diagnostico a quello cosmogonico. Se dovessimo immaginarlo applicato all’embriologia, secondo l’interpretazione che ne abbiamo dato, ne ricaveremmo la seguente struttura:

Individuo

Cielo Anteriore (A)

Prenatale Genotipo

Cielo Posteriore (P)

Postnatale Fenotipo

AA
Concepimento

AP
Gestazione

PA
Nascita

PP
Vita
post-natale

AAA
Interazione dei campi informativi parentali conquello cosmico

AAP
Feconda-zione

APA
Campo morfo-genetico

APP
Sviluppo embrionale

PAA
Fattori acquisiti dalle condizioni di gestazione

PAP
Fattori dipendenti dalle condizioni del parto

PPA
Biotipo (costituzio-ne, tempe-ramento)

PPP
Carattere e aspetto

Yin e Yang, ‘cielo posteriore’ e ‘cielo anteriore’ sono degli strumenti dialettici per interpretare la realtà dall’infinitamente grande all’infinitamente piccolo, dal tutto alla parte; sono categorie che servono per creare le coordinate principali di un sistema di definizione relativa: il pomeriggio è Yang rispetto alla notte maYin rispetto al mattino. E’ possibile definire ‘cielo anteriore’ e ‘cielo posteriore’ attraverso i concetti di Yin Yang (come abbiamo visto nell’accezione meteorologica ) oppure si possono definire Yin Yang sulla base di ‘cielo anteriore’ e ‘cielo posteriore’: Yin Yang ‘primordiali’ o ‘originari’ (Yuan ­ì Yuan¤¸ ) appartengono al ‘cielo anteriore’; Yin Yang intesi nella loro integrazione forma/funzione, oppure materia/energia, rientrano invece nella categoria del ‘cielo posteriore’. Né lo Yin Yang né l’aspetto ‘anteriore’ e ‘posteriore’ sono scindibili. […]

N.B. I caratteri aschi che compaiono nel testo diventano caratteri cinesi se è istallato il software twinbridge.

Note
[1] L’espressione letterale è “le diecimila cose”.
[2] Laozi, cap. 42, op. cit., p. 76 .
[3]Huainanzi cap. 3, op. cit., p 112.
[4] Nello Shuowen si specifica che Yin equivale ad An (îî), oscurità; Yang a una “alta luce” (Gao Ming °ª ©ú ).
[5] Huainanzi cap. 1, op. cit., p.28-29.
[6] L’affermazione di A esclude la contemporanea affermazione di non-A e viceversa.
[7] Se si intendesse il cielo in senso fisico, sarebbe più corretto tradurre con “anteriore al cielo” invece che con “cielo anteriore”, poiché la dimensione anteriore precede qualsiasi forma manifesta, inclusa quella celeste. Cfr.: I. Robinet, op. Cit., p. 190 e 243-244.
[8] Come avremo occasione di vedere, il Qi del cielo anteriore, o Yuanqi (Qi primordiale) viene immagazzinato nei reni, il Qi tratto dagli alimenti dipende essenzialmente dalla funzionalità della milza. Per questo si dice che i reni sono la “radice del cielo anteriore” e la milza è la “radice del cielo posteriore”. I due Qi sono in buona misura interdipendenti.
[9] Neijing Suwen cap. 4, op. cit., p.31.
[10] In cinese il termine Ziran vuol dire ‘spontaneo’ o ‘naturale’ oppure ‘così di per sé’. La traduzione letterale dell’espressione che significa ‘natura’ (mondo naturale) sarebbe “grande Ziran”.
[11] Cfr.: ad esempio il commento di Chad Hansen sul pensiero del taoista Shendao: op. cit., p.206.
[12] Questo aspetto, piuttosto oscuro nei testi classici, è stato spiegato dal Prof. Li Xiaoming dell’Università di MTC e farmacopea di Pechino in occasione di un seminario organizzato dall’Is.Me.Ci.T. presso l’Accademia di Romania di Roma nel novembre 1993.
[13] Il termine cinese di Jing (Essenza) ha, come avremo occasione di approfondire in seguito, numerosi significati tra i quali quello di indicare lo sperma negli uomini e gli ovuli nelle donne.

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