Il QiGong

dal libro Medicina Cinese: la radice e i fiori, di Giulia Boschi
Casa Editrice Ambrosiana
Il brano seguente è tratto dal terzo paragrafo del capitolo 12.

Per darne una definizione sintetica potremmo dire che il Qigong (lett. “Maestria del Qi), definito anche ‘callistenia taoista’, consiste in una serie di esercizi di difficoltà progressiva, che si svolgono attraverso il controllo del corpo (sia in quiete che in movimento), del respiro, del pensiero e delle emozioni. Lo scopo è quello di acquisire una padronanza cosciente dei flussi di ‘materia-energia-informazione’ (Qi), sia all’interno del proprio organismo che in entrata e in uscita dal medesimo. Possiamo distinguere almeno tre stadi nello sviluppo della capacità di “dirigere il Qi” con la volontà cosciente: a un primo livello si arriva a estendere il controllo volontario ad alcune attività fisiologiche autonome; a un secondo livello il flusso coerente di Qi su determinate orbite energetiche consente di incrementare l’energia biofisica dell’organismo; il terzo livello comporta la possibilità di assimilare Qi direttamente dall’ambiente e proiettare questa energia all’esterno ottenendo effetti predeterminati. Solo in questa fase – raggiungibile dopo tre/cinque anni di pratica costante – si può dire di aver cominciato ad acquisire una certa ‘maestria del Qi‘.

La ricerca sistematica sul “fenomeno Qigong ha portato a scoprire che, sin dai primi mesi di pratica, la callistenia taoista comporta notevoli effetti terapeutici, in particolare sulle malattie croniche, e preventivi (incremento delle difese immunitarie). Se per arrivare a curare gli altri attraverso il Qigong sono necessari anni di costante allenamento, per curare se stessi gli esercizi hanno effetti molto più immediati.

L’applicazione terapeutica in strutture pubbliche dell’antica disciplina del Qigong (Daoyin) fu iniziata nel 1955 dal professor Liu Guizhen in un ospedale del Sichuan. Il grande successo ottenuto su patologie come ulcera, tubercolosi, epatite virale e altre affezioni croniche e acute portò a una rapida moltiplicazione dei centri di terapia Qigong in diverse parti della Cina e fu illustrata in un convegno indetto dal Ministero della Sanità a Shanghai nel 1960.

Gli esperimenti volti a stabilire la natura fisica del Qi, si sono naturalmente concentrati sul Qi emesso al di fuori dell’organismo (Waiqi), più facilmente analizzabile rispetto a quello interno (Neiqi). Si iniziò a indagare non solo su quali effetti terapeutici si ricavassero da questi esercizi, ma anche sullo stato di quegli individui sani che lo praticavano da tempo; l’indagine si spostava dalla medicina alla scienza dell’uomo. La ricerca assunse carattere interdisciplinare e si estese oltre l’ambito medico. La maggioranza degli esperimenti si tennero principalmente negli Istituti di Medicina Nucleare, di Fisica delle Alte Energie e di Fisica Nucleare delle università di Pechino e Shanghai.

Dopo una sospensione decennale durante la Rivoluzione Culturale, gli esperimenti ripresero con notevole clamore, soprattutto grazie all’opera pionieristica della professoressa Gu Hansen [1] del Dipartimento di Medicina Nucleare dell’Istituto di Medicina Cinese di Shanghai; ella dimostrò per la prima volta non soltanto le singolari caratteristiche della componente infrarossa del Waiqi, ma anche l’effetto ‘risonanza’ prodotto da questa emanazione sul corpo di un paziente [2].

qigong

Dal punto di vista elettroencefalografico sono state accertate alcune caratteristiche peculiari:

  1. Durante lo stato di quiete Qigong si verifica un aumento dell’intensità del ritmo alfa e lo spostamento della frequenza del picco dall’area occipitale a quella frontale;
  2. Grazie a un aumento di coerenza inter e intraemisferica, le onde cerebrali generano picchi di intensità che negli individui comuni dovrebbero portare a convulsioni o svenimento, senza alterare lo stato di quiete.
  3. Durante la concentrazione su un punto preciso del corpo faceva la sua comparsa anche il ritmo teta, fisiologico nell’attività cerebrale dei bambini e durante il sonno, ma considerato patologico negli adulti in stato di veglia.
  4. Le caratteristiche ormonali e di frequenza cardiaca differenziano questa condizione neurofisiologica tanto dallo stato di sonno quanto da quello di veglia rilassata in cui normalmente compare il ritmo alfa.
  5. Fenomeni di facilitazione a livello dell’area troncoencefalica e dell’ipotalamo (ponte tra attività psicologica e fisiologica).
  6. Prevalenza dei picchi alfa nell’emisfero sinistro (linguaggio) all’inizio dell’esercizio e graduale estensione della coerenza cerebrale all’intero cervello
  7. Durante l’emissione di Qi avviene un aumento di intensità dello spettro e uno spostamento del picco all’emisfero destro (immagine) con un ritmo prossimo alle onde beta, mentre nel soggetto ricevente si verifica una situazione simile a quella corrispondente allo stato di meditazione Qigong(prevalenza onde alfa).

Negli elettroencefalogrammi dei praticanti di Qigong appare un notevole aumento di coerenza delle onde cerebrali e quindi un maggiore ordine e un incremento di energia ricavato dalla sincronicità delle onde, che infatti aumentano sino a quattro volte la loro ampiezza. Questa sincronicità si estende a tutto l’organismo: le onde cerebrali mostrano sincronia con le oscillazioni meccaniche registrate ad esempio dal Dantian [3] e con quelle del battito cardiaco [4]. Il potenziale elettrico, misurato sul lato destro e sinistro del corpo, si uniforma. Considerando che l’aumento della differenza di potenziale tra diversi punti del corpo è sintomatico di uno stato patologico, si comprende come questo incremento di ordine sia indicativo di una migliore funzionalità dell’organismo.

Grazie al grande numero di esperimenti condotti da gruppi di medici e fisici in diversi centri di ricerca, fu possibile definire altre caratteristiche fisiche delWaiqi e così accertare un dato di fondamentale importanza: tanto l’atto dell’emissione di Waiqi quanto gli effetti da esso prodotti dipendono dalla volontà individuale (intenzione cosciente) di colui che lo emette. Per citare un esempio, la stessa persona era in grado di produrre un incremento della crescita di batteri in vitro oppure un effetto batteriostatico alternando, secondo la propria volontà, questi due effetti anche ogni minuto [5].

Questo esperimento fu determinante per capire che ciò che la strumentazione di laboratorio era in grado di misurare era semplicemente il ‘veicolo’ di trasmissione dell’informazione e che quest’ultima s’identificava con un contenuto mentale intenzionale – non quantificabile – che era possibile verificare solo in maniera empirica:

L’elemento più importante, grazie al quale il Waiqi può generare nei corpi che lo ricevono un effetto fisiologico e curativo, non è l’energia ma l’informazione.
Ciò implica che l’emissione volontaria di Qi – se la ‘fonte’ lo desiderasse – potrebbe avere effetti diametralmente opposti a quelli terapeutici.

Note
[1] I risultati furono pubblicati nel primo numero del 1978 della rivista Ziran Zazhi.
[2] Le modulazioni d’intensità dell’emissione di infrarossi da parte di un individuo comune non superano il 10%; gli esperimenti hanno accertato che negli osteopati la variazione arriva al 30% mentre nei maestri di Qigong sono state rilevate variazioni di ampiezza fino all’80%. Suddette variazioni non influivano sulla frequenza media, che rimaneva molto bassa (prossima alle onde radio). Terminata l’emissione di Waiqi il grafico tornava su valori normali. Per quanto riguarda l’effetto “risonanza” possiamo citare l’esperimento condotto sul maestro Lin Housheng: egli diresse il proprio Waiqi su un paraplegico affetto da grave incontinenza, mantenendo la propria mano a circa 20 cm. dal corpo del paziente in corrispondenza del punto Yaoyangguan (DM 3). Dopo circa 30 sec. dall’inizio dell’emissione la muscolatura, in particolare quella degli sfinteri, cominciò a manifestare contrazioni involontarie. La misurazione effettuata sul corpo del paziente in corrispondenza della zona trattata rilevò la presenza di radiazioni infrarosse con le stesse variazioni d’ampiezza caratteristiche dell’emissione di Qi. Risultati analoghi sono stati ottenuti anche dalla terza equipe dell’Istituto di Ricerca sulQigong dell’Università di Pechino.
[3] Un Dantian o “campo di cinabro” è una zona del corpo dove l’energia si accumula e si custodisce in maniera preferenziale. Normalmente si parla di tre Dantian (superiore, mediano e inferiore), ma quello che viene considerato il Dantian per antonomasia è l’inferiore, circa tre dita sotto l’ombelico. Un punto vitale di primaria importanza anche per la tradizione meditativa indiana (corrisponde con loHara).
[4] Li Youfu, Dantian Jingluobo yü Nao Dianbo de Xietong Guanxi, in: «Zhonghua Qigong», n.2, 1988.
[5] Esperimento di Feng Lida, compiuto nel 1981. Il maestro di Qigong sottoposto all’esperimento ha tenuto in mano per un minuto ciascuna 120 provette con lo stesso numero di Escherichia Coli: sulla prima non agiva, sulla seconda emetteva Qi di tipo ‘aggiuntivo’, sulla terza Qi di tipo ‘sottrattivo’ e via di seguito. Sulle quaranta provette del primo gruppo non è stata notata alcuna variazione di rilievo, sulle quaranta del secondo un incremento da sette a dieci volte del numero di batteri e una riduzione del 50% del tasso di crescita nelle quaranta del terzo gruppo. Cfr: D. Eisemberg, T. L. Wright, Encounters with Qi, 1985, Trad. it.: La Via della Medicina Cinese, Roma, Ubaldini 1986, p. 129.
[6] Xie Huanzhang, op. cit., pp. 34-35.

I commenti sono chiusi.