Per una medicina neoparadigmatica

dal libro Medicina Cinese: la radice e i fiori, di Giulia Boschi
Casa Editrice Ambrosiana
Nel brano seguente, tratto dal capitolo 12, paragrafo 2, vengono esposte alcune considerazioni inerenti l’importanza del pensiero medico antico nella nuova concezione olistica della salute.

[…] In origine l’antica medicina cinese non era esclusivamente terapeutica; diversi elementi portano a questa conclusione. Per ricordarne alcuni: un terzo dei testi medici diMawangdui è dedicato alle tecniche di igiene sessuale [1]; uno dei tre rotoli descrive il percorso dei meridiani in un contesto più soteriologico che terapeutico, ovvero come conoscenza base della struttura energetica su cui l’individuo deve lavorare per un’evoluzione trascendente, per una sublimazione fisica che avrebbe consentito all’adepto di sostentarsi direttamente con l’energia ricavata dall’ambiente, senza più bisogno di assimilare cibo [2]. Nel capitolo relativo all’origine delle diverse tecniche terapeutiche nelNeijing [3], il ‘massaggio’ [4] e la ‘callistenia’ (Daoyin) occupano il posto di preminenza riservato al centro. Nella biblioteca Han tecniche sessuali [5] e trascendenza rappresentavano due delle quattro sezioni in cui erano divisi i testi medici [6], e questa proporzione è rispettata nei testi di Mawangdui…

L’intento principale della medicina classica era quello di preservare l’individuo dalla malattia al fine di consentirgli il pieno sviluppo delle proprie potenzialità fisiche e spirituali attraverso la dietetica, la callistenia (Daoyin), il massaggio e le tecniche respiratorie (Tuina), l’alchimia interna o sessuale (Neidan), le tecniche trascendentali (Shenxian) e tutte quelle arti conosciute sotto il nome generico di ‘pratiche di lungavita’ (Yangsheng). La cura e la prevenzione delle malattie non rappresentavano il fine ultimo, ma il presuppostoper accedere a stati più evoluti di esistenza. Dalla malattia alla trascendenza non esiste soluzione di continuità; terapia, prevenzione e sviluppo ulteriore delle facoltà individuali costituiscono tre tappe di un unico percorso, nel quale il normale stato di salute rappresenta il livello intermedio.

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Nel processo di trasmissione della scienza medica, sono state privilegiate tutte le nozioni terapeutiche e preventive utili per riportare un individuo all’efficienza (nonché a preservarvelo), mentre sono state trascurate, deliberatamente censurate o semplicemente estromesse dal contesto medico le nozioni e le tecniche mirate a far evolvere l’essere umano verso la sua completezza [7]. Dell’antica tradizione è essenzialmente rimasto l’aspetto clinico (semeiotico, diagnostico e terapeutico); le quattro ‘branche’ della medicina Han sono state dimezzate. L’impatto con la medicina occidentale nell’ultimo secolo, pur avendo consentito straordinari approfondimenti settoriali, ha sancito un’interpretazione riduzionistica dell’eredità superstite.

Come giustamente rileva Yuasa Yasuo [8], lo standard utilizzato dalla medicina occidentale riguarda la maggioranza degli individui comuni e tende, di conseguenza, a negligere i casi eccezionali; per questo la definizione di ‘anormale’ nella nostra cultura ha un’accezione negativa. Il pensiero orientale tende (o tendeva) invece a prendere a modello gli individui che hanno raggiunto uno stato di benessere psicofisico (e capacità intellettive) superiore alla media, come è il caso dei maestri delle varie discipline. Quando il modello di salute è incentrato sulle condizioni generali, esso viene identificato con l’assenza di malattia, intendendo soprattutto per malattia ciò che pregiudica (o rischia di pregiudicare) le capacità produttive dell’individuo. In quest’ottica alcuni disturbi sono considerati normali solo perché estremamente diffusi; un senso di malessere o disagio non è considerato patologico, a meno che non corrisponda ad alterazioni dei valori medi delle sostanze, delle strutture o delle funzionalità fisiologiche; i disturbi psichici sono di pertinenza medica solo se inducono a comportamenti eventualmente pericolosi per l’equilibrio sociale. Ciò corrisponde a un’arte medica orientata in senso meramente terapeutico.

Gli eventi rari si studiano solo da un punto di vista patologico, mentre sono normalmente esclusi dall’analisi scientifica quei casi sporadici di individui sani dotati di facoltà straordinarie, a eccezione forse dell’aspetto immunologico. In ambito medico è ancora più remota l’analisi delle tecniche che permetterebbero eventualmente di acquisire facoltà al di fuori della norma. La finalità della medicina sembra quella di riportare e mantenere gli individui nello stato di salute corrispondente alla normalità, valutato sulla media degli individui sani, ossia essenzialmente di preservarli prossimi a un livello di salute mediocre.

D’altra parte, bisogna considerare che la medicina è per sua definizione “la scienza che ha per oggetto lo studio delle malattie, la loro cura e la loro prevenzione[9]. La costituzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, descrive la salute come “uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non semplicemente l’assenza di malattia o di infermità“; ne consegue che la medicina – così definita – non basta da sola a favorire la salute nel senso più ampio prospettato dall’OMS, nel quale, peraltro, non è contemplato il completo benessere spirituale (ossia la necessaria dimensione teleologica dell’esistenza) e si considera il rapporto con il mondo esterno limitatamente a quello con i propri simili – benessere sociale – e non con la natura circostante, nella sua complessa integrità.

Per tutte queste ragioni, il recupero di alcune conoscenze tradizionali, sinora trascurate nel processo di trasmissione e selezione culturale, e una maggiore apertura verso culture diverse diventano molto importanti proprio per ampliare i confini della scienza medica, dal suo attuale orientamento meramente terapeutico a un ambito più vasto di ‘scienza dell’uomo’.

[…]

Note
[1] Cfr. cap. III/IV.
[2] Il riferimento è al testo Que Gu Shi Qi, cfr.: cap. III/IV.
[3] Cfr. cap. IV/I.
[4] Da intendersi in senso lato, anche come tecniche di automassaggio ed esercizi respiratori per il ‘massaggio’ degli organi interni.
[5] Come già sottolineato, il concetto di ‘sessualità’ è legato all’unione armonica di Yin e Yang, che non presuppone necessariamente una pratica di coppia. Di fatto, l’espressione più piena di queste tecniche si individua in alcune pratiche meditative monastiche incluse nella cosiddetta ‘alchimia interna’.
[6] Cfr. cap. III/IV.
[7] Cfr. G. Boschi, 1996, cit.
[8] Yuasa Yasuo, op. Cit., pp. 61-65.
[9] G. Devoto, G.C. Oli, Il dizionario della lingua italiana, Firenze, Le Monnier 1990.

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