Neijing

dal libro Medicina Cinese: la radice e i fiori, di Giulia Boschi
Casa Editrice Ambrosiana
Nel brano seguente, tratto dal paragrafo 3.5.1, si tratta della traduzione dello Huangdi Neijing; successivamente è stato inserito un brano tratto dal par. 3.5.3, relativo alla sua datazione.

Il significato del titolo nello Huangdi Neijing

Il titolo dello Huangdi Neijing viene generalmente tradotto con Classico di Medicina Interna dell’Imperatore Giallo (I. Veith, J. Needham, M. Porkert ecc.). Gli autori sono pressoché concordi nel datare il testo attuale attorno all’epoca degli Han anteriori (II-I sec. a.C.). Nuova luce su questi dibattiti è stata gettata dall’interessante lavoro di David Joseph Keegan: The Huang-Ti Nei-Ching: the Structure of the Compilation; the Significance of the Structure [0], dove l’autore afferma non esservi alcuna ragione per tradurre Neijing con “Classico di medicina interna”. Sebbene il carattere Nei significhi ‘dentro’ o ‘interno’, in questo caso – egli obbietta – si tratta di un carattere di classificazione bibliografica contrapposto a Wai ‘fuori’ ‘esterno’. Alla storia dinastica degli Han è allegata un’importante bibliografia (Yi Wenzi) divisa – secondo il costume – in sezioni per argomenti. Nella sezione di medicina sono elencati sei testi composti da tre coppie di titoli distinti in ‘Neijing’ e ‘Waijing’:

Huangdi Neijing Il classico ‘Nei’ dell’Imperatore Giallo
Huangdi Waijing Il Classico ‘Wai’ dell’Imperatore Giallo
Bian Que Neijing Il Classico ‘Nei’ di Bian Que
Bian Que Waijing Il Classico ‘Wai’ di Bian Que
Bai Shi Neijing Il Classico ‘Nei’ del “Signore Bianco”
Bai Shi Waijing Il Classico ‘Wai’ del “Signore Bianco”

Rispetto alla catalogazione dei testi in ‘Nei’ e ‘Wai’ non esiste ancora un’interpretazione univoca; probabilmente i Jing (classici) di tipo ‘Wai’ (‘fuori’) sono considerati meno importanti dei JingNei’ (‘dentro’). Il termine ‘Nei’ – inteso nel senso di ‘ortodosso’- potrebbe indicare che il testo appartiene all’autentica tradizione (e/o a quella più antica) della corrente di pensiero che, ad esempio, prende l’Imperatore Giallo (Huangdi) o il “Signore Bianco” (Bai Shi) come patrono (Huangdi Neijing; Bai Shi Neijing). Il Termine ‘Wai’ indicherebbe invece che il testo appartiene alle altre correnti parallele (e/o più recenti) che si rifanno comunque allo stesso patrono (Huangdi Waijing); l’analisi del contenuto di altri testi non medici, classificati in maniera analoga in Nei e Wai, smentisce l’ipotesi che questi termini possano indicare ‘medicina interna’ e ‘medicina esterna’.

È pur vero che lo Huangdi Neijing assegna una maggiore importanza – rispetto ad altri classici di medicina – al sistema degli Zang-Fu (organi interni) e all’origine interna (psicoemotiva) della malattia; d’altra parte il termine ‘Nei’ si usa anche per i testi della tradizione di Bian Que (da cui sembra discendere lo Shanghan Lun) nei quali l’eziologia interna non è considerata affatto. Inoltre secondo il Neijing l’origine interna delle malattie deriva principalmente da squilibri emotivi ed è quindi comunque inopportuno tradurre Neijing con “Classico di Medicina Interna”.

Lo Huangdi Neijing è attualmente diviso in due sezioni: Suwen generalmente chiamata “Domande Semplici” e Lingshu “Perno spirituale” o “Perno Miracoloso”.
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La datazione e il contenuto del Neijing

La questione della datazione e dell’origine dei materiali eterogenei che formano lo Huangdi Neijing nella sua versione odierna, è estremamente complessa. Rimandando agli studi di David Joseph Keegan e Nathan Sivin [1], ne anticipiamo alcune conclusioni:

Lo Huangdi Neijing non può essere concepito come un singolo testo; nessuna delle versioni attuali del Neijing riflette un originale di epoca Han: si tratta di una compilazione di brani appartenenti a scuole ed epoche diverse. Il nucleo più antico del testo attuale deriva da fonti diverse databili tra il 400 a.C. e il 260 d.C.

A partire dai Song settentrionali il titolo Huangdi Neijing o semplicemente Neijing indica collettivamente le due parti Suwen e Lingshu. Il Suwen sarebbe appartenuto alla scuola di Bian Que [2]; pertanto non faceva originariamente parte della corrente dell’Imperatore Giallo; fu incluso nello Huangdi Neijingsolo a partire dalla sintesi operata da Huangfu Mi nello Jiayijing nel III sec. d.C.
Huangfu Mi dichiara di essersi basato anche su altri testi oggi perduti: Zhenjing (classico degli aghi); Mingtang Zhiyao (Princìpi della ‘sala luminosa’); Jiulingjing (classico dei nove [perni] miracolosi).

Il titolo Lingshu appare solo con la dinastia Tang; il suo contenuto deriverebbe dal Jiulingjing e dal Zhenjing usati da Huangfu Mi. Del Mingtang Zhiyaorimangono solo alcune citazioni in altri testi.

Lo Huangdi Neijing Tai Su rappresenta la sintesi di una versione post-Han di Suwen Lingshu, compiuta da Yang Shangshan (VI-VII sec. d.C.). Sebbene più tardo, il Tai Su non subì le revisioni e gli emendamenti cui furono sottoposti i primi due, e perciò rappresenta un prezioso strumento comparativo. I trenta capitoli del Huangdi Neijing Tai Su sono il risultato dell’opera di dissezione e riordino di Yang Shangshan, che ha emendato e raggruppato per temi il materiale del Neijing di cui disponeva.

La versione attuale dello Huangdi Neijing (Suwen) è una riedizione in epoca Song della versione commentata da Wang Bing nel VII sec; la sezione Lingshu è basata sulla versione di Shi Song del 1155.

In questa versione il Suwen e il Lingshu sono divisi in 81 capitoli ciascuno; due capitoli del Suwen sono andati perduti [3] e altri sette – più parte di un ottavo – sono considerati aggiunte tardive [4].
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Note
[0] Preparato come tesi di dottorato per l’Università di Berkeley nel 1988.
[1] D. J. Keegan, op. cit. 1988; N. Sivin, Huang ti nei ching, in M. Loewe, op. cit., pp.196-215.
[2] Alla tradizione di Bian Que (prima del II sec.) apparterrebbero anche i primi nuclei del Nan Jing (classico delle domande difficili), e del Tai Su (classico della grande purezza) successivamente inglobati nello Shanghan Lun (Zhang Zhongjing) e nel Huangdi Taisu (Yang Shangshan) della tradizione Huangdi.
[3] Capp. 72 e 73; Cfr.: Sivin, op. cit. 1993, p.199.
[4] Capp. 66-71, 74 e parte del cap. 9.

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